Motociclista cade per cassonetto fuori posto? L’azienda dei rifiuti deve risarcire

Motociclista cade per cassonetto fuori posto? L’azienda dei rifiuti deve risarcire

La responsabilità per custodia è applicabile alle Pubbliche Amministrazioni, se non provano l’impossibilità di controllo sui beni gestiti.La Corte di Cassazione, terza sezione civile, con la sentenza n.9722, depositata il 14 giugno 2012, conferma l’orientamento consolidato che prevede la configurabilità in capo alle Pubbliche Amministrazioni della responsabilità da custodia, prevista dall’art. 2051 c.c. Tale responsabilità prevede che […]

2 Luglio 2012 - 00:00

La responsabilità per custodia è applicabile alle Pubbliche Amministrazioni, se non provano l’impossibilità di controllo sui beni gestiti.
La Corte di Cassazione, terza sezione civile, con la sentenza n.9722, depositata il 14 giugno 2012, conferma l’orientamento consolidato che prevede la configurabilità in capo alle Pubbliche Amministrazioni della responsabilità da custodia, prevista dall’art. 2051 c.c. Tale responsabilità prevede che non sia il danneggiato a provare la colpa della P.A., ma la P.A. a dover fornire prova di non aver potuto fare nulla per impedire l’evento, o che l’evento è scaturito dal caso fortuito.more

  • Nel caso deciso dalla Corte un motociclista romano era caduto per un cassonetto posizionato fuori posto in curva.


L’azienda che gestisce i rifiuti della Capitale, per mezzo della sua assicurazione, aveva sostenuto che non è possibile controllare che tutti i cassonetti di una città grande come Roma siano posizionati correttamente. La tesi viene respinta dal Giudice di Pace, dal Tribunale e infine anche dalla Suprema Corte. Se la Pubblica Amministrazione vuole essere esonerata da responsabilità, deve fornire quanto meno elementi sintomatici che indichino la sua impossibilità a esercitare il controllo sui beni gestiti.

 

  • IL CASSONETTO CHE SPUNTA DIETRO UNA CURVA.

Se ci si mette nei panni del motociclista è difficile dargli torto. Provate a immaginare di trovarvi un cassonetto dell’immondizia in mezzo alla strada, in curva. In moto, si rischia la vita. Riflettendo però, bisogna pur riconoscere che se un branco di ragazzini annoiati pensa bene di spingere un cassonetto per fare una bravata (è solo un’ipotesi), è difficile pensare che la colpa sia dell’azienda di gestione dei rifiuti.

Ad ogni modo i cassonetti sono sotto la custodia dell’ente gestore, quindi se un cassonetto diventa pericoloso, in primo luogo la responsabilità cade su di esso. E, in base all’art. 2051 c.c., è l’ente gestore che deve adoperarsi per dimostrare di aver adottato tutte le cautele a lui possibili per impedire che si verifichino simili eventi. Non basta limitarsi a dire che è evidente che l’azienda che gestisce i rifiuti non possa monitorare la posizione dei cassonetti 24 ore su 24.

Sembra una questione di lana caprina, ma non lo è. Il custode di beni che possono diventare pericolosi è gravato innanzitutto da questo peso: se succede qualcosa, deve darsi da fare per dimostrare di essere stato diligente. Altrimenti, la sua responsabilità si presume e dovrà risarcire il danneggiato. Nel caso di specie l’azienda che gestisce i rifiuti si è limitata a richiamare l’attenzione sull’enorme numero di cassonetti presenti sulle strade della Capitale e sulla conseguente impossibilità di controllarne il posizionamento. E questo, per la Corte di Cassazione, non basta.

  • P.A. E OBBLIGHI DI CUSTODIA, UN’ALTRA CONFERMA.

La questione dell’applicabilità dell’art. 2051 c.c. alla Pubblica Amministrazione è vecchia e su di essa si sono spese molte parole, sia da parte dei teorici del diritto, sia da parte delle Corti territoriali e di legittimità.

Al di là dei ragionamenti giuridici, c’è una contrapposizione che si può definire “politica”. Da una parte c’è chi dice che non si può caricare sulle spalle della P.A. l’obbligo di vigilare su ogni buca stradale, su ogni pianta, su ogni macchia d’olio, o su ogni cassonetto, perchè tale vigilanza è impossibile. Dall’altra c’è chi dice che senza una “pressione” a tenere d’occhio i beni demaniali, dio solo sa quanti incidenti e quanti danni i cittadini subirebbero senza essere risarciti.

Certo viene da chiedersi: se i comuni non rischiassero di dover risarcire i cittadini per le buche nelle strade, le sistemerebbero?Gli Ermellini probabilmente ritengono di no, se continuano a sfornare pronunce che mantengono ampia la responsabilità degli enti pubblici.

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