Caro polizza? Per l’ANIA è “colpa delle tasse”

Caro polizza? Per l’ANIA è “colpa delle tasse”

Secondo l’associazione inoltre, le polizze sarebbero calate del 6% negli ultimi due anni.Il calo delle tariffe, che ha riguardato indistintamente sia le assicurazioni on line che quelle tradizionali è tangibile già da due anni: “da settembre 2012 al maggio scorso il prezzo medio delle coperture è sceso di circa il 6%more Tassazione elevate e truffe. […]

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22 Gennaio 2014 - 00:00

Secondo l’associazione inoltre, le polizze sarebbero calate del 6% negli ultimi due anni.

Il calo delle tariffe, che ha riguardato indistintamente sia le assicurazioni on line che quelle tradizionali è tangibile già da due anni: “da settembre 2012 al maggio scorso il prezzo medio delle coperture è sceso di circa il 6%more

  • Tassazione elevate e truffe. Ma i controlli delle compagnie, latitano.

 Il premio medio, incluse le tasse, è calato da 560 a 525 euro” spiega Aldo Minucci, presidente Ania.

Minucci difende” anche le varie compagnie assicurative, sostenendo che il caro-assicurazioni tutto italiano è dovuto sostanzialmente all’elevata tassazione (l’aliquota complessiva applicata sull’Rca si attesta mediamente 25,5%).

Il fenomeno delle truffe assicurative – ricorda il numero uno di Ania – è in costante crescita e riguarda “3,1 milioni, il 7% del totale” con picchi al Sud e, in particolare, a Napoli dove la percentuale sale al 30%.

Le conseguenze di questa pratica impattano, del tutto ingiustamente,  sugli utenti onesti e, in seconda battuta, sulle compagnie assicurative che, secondo Minucci, stanno contribuendo attivamente a ridare “stabilità al Paese” investendo sui titoli di stato italiani. “Gli investimenti delle compagnie coprono l’11% del debito pubblico, uno stock imponente che sfiora i 220 miliardi” – conclude il presidente Ania.

Peccato che Minucci non accenni al fatto dei controlli sempre più scarsi che le compagnie svolgono sulle richieste di risarcimento, per accertarne la legittimità o meno. In questo modo, se ne lavano le mani, riversando poi i costi sempre maggiori sull’utente virtuoso, costretto a sobbarcarsi premi sempre maggiori, con l’alibi delle “truffe”.

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