Mani sul manubrio e dito sul freno: frenare in moto

Mani sul manubrio e dito sul freno: frenare in moto

Frenare in motocicletta è un’operazione che nasconde parecchie insidie. Sembra così semplice tirare la leva dell’anteriore o pestare il pedale del posteriore, ma in realtà dobbiamo fare i conti con una quantità di variabili pressoché infinita. Di seguito esaminiamo alcuni dei fattori fondamentali di questa manovra, al fine si aumentare la nostra coscienza in merito. […]

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14 Gennaio 2010 - 00:00

Frenare in motocicletta è un’operazione che nasconde parecchie insidie. Sembra così semplice tirare la leva dell’anteriore o pestare il pedale del posteriore, ma in realtà dobbiamo fare i conti con una quantità di variabili pressoché infinita. Di seguito esaminiamo alcuni dei fattori fondamentali di questa manovra, al fine si aumentare la nostra coscienza in merito.

Innanzitutto, la moto ha solo due punti di appoggio sulla strada. Questo dimezza l’efficienza della frenata anche se la massa da rallentare è minore rispetto a un’auto, poiché in curva non è quasi possibile fermarsi (l’ultima volta che sono stato costretto a provarci, ho braccato un fagiano …abbracciandolo). Bisogna tener conto del fatto che durante l’eventuale brusco rallentamento va gestito anche l’equilibrio. Gli pneumatici rischiano di perdere presto aderenza, soprattutto in piega o sul bagnato, minando seriamente la possibilità di controllare il mezzo, poiché in moto non possiamo fare affidamento su una “sbandata controllata”.more

Evito le solite raccomandazioni tecniche sulla gestione delle forze vettoriali e sulla deformazione della gomma in base all’inclinazione della piega e bla bla bla… 🙂 Possiamo fare tutti i conti che vogliamo, ma il vero e unico sistema per rendersi conto dei limiti è la coscienza, la pratica diretta, graduale e senza osare.
Adocchiare le curve cieche e rallentare prima rende tutto più facile. Dall’esito di una frenata può dipendere la vita. Siamo tutti coscienti che avere la precedenza non significa possedere la certezza che nessuno s’immetterà illegalmente (e se non lo eravamo, adesso lo siamo)

  • La tecnologia…

La tecnologia che ci assiste in queste operazioni ha fatto notevoli progressi negli ultimi tempi. Purtroppo noi motociclisti ci ritroviamo, ancora una volta, a constatare quanto queste innovazioni tardino ad arrivare sulle nostre amate due ruote… e quando finalmente approdano nel campo motociclistico, ci tocca assodare amaramente che si tratta solo di soluzioni automobilistiche “adattate” in tutta fretta e (spesso) malamente alla nostra realtà (a loro) misteriosa.

Rimanendo in argomento, merita di essere evidenziata una soluzione innovativa e soprattutto puramente motociclistica a riguardo. Si tratta del CBS (frenata combinata)
che ripartisce l’azione della leva del freno anteriore (o leva/pedale posteriore) su entrambe le ruote in modo intelligente. Si tratta di un sistema sperimentale adottato e ideato inizialmente solo per gli scooter Honda, ed ereditato poi anche dalle moto dello stesso marchio.

Nato dalla triste esigenza di far fronte alla scarsa “coscienza fisica”
di chi normalmente si trova alla guida di uno scooter in città… rischierebbe felicemente di diventare un aiuto (si spera disattivabile, per la pista) per tutti gli utenti inesperti (e non) delle due ruote.

2008 test del sistema di frenata assistita CBS Honda

Il concetto di base di questa soluzione sorge da un comportamento di sicurezza attiva che i motociclisti navigati conoscono bene. Ve lo spiego in breve:
In automobile non ci facciamo caso, sembra scontato, ma ogni rude pestata sul pedale del freno avvia una precisa azione di rallentamento elettronicamente controllato su tutte e quattro le ruote. Quelle anteriori sono giustamente avvantaggiate dalla vicinanza del servofreno, dalle dimensioni dell’impianto frenante e dall’elettronica; le ruote posteriori hanno una precisa funzione di mantenimento dell’assetto, sempre ovviamente servo-assistita.
In motocicletta la dinamica sarebbe anche la stessa, ma il cervello elettronico siamo noi! Se non siamo in grado, la frenata diventa pericolosa e/o molto più lunga di quanto non si possa immaginare.

  • Ma allora ..come si frena?

La decelerazione migliore in assoluto avviene sempre e comunque con entrambe le ruote: anteriore e posteriore, ripartita generalmente in 70% davanti e 30% dietro. In caso di curve o strada sconnessa le percentuali possono anche invertirsi o modificarsi radicalmente. In linea generale, tuttavia, i freni vanno usati sempre entrambi e assieme. L’unica variabile è l’intensità con cui ognuno viene usato.

Se non mi credete fate una prova… anzi: fatela anche se mi credete. Potete sfruttare questo “test” per far capire ai vostri fratelli/figli/zavorre/fidanzate/mogli/ (plurale? Vabbè) ..che la frenata singola è uno schifo rispetto a quella combinata.

Prendete un tratto di strada deserta/privata o comunque priva di ostacoli e mettete in sella il provetto pilota (o voi stessi) e toglietegli il ciuccio dalla bocca. A questo punto proponetegli 3 partenze con relativa frenata entro un determinato spazio, contrassegnato da un segno sull’asfalto: esattamente come si usa per l’esame di guida della patente A. Indicate al vostro adepto di frenare in 3 modi diversi: una volta col freno anteriore, una solo col posteriore e una combinata (con entrambi).

Noterete (tutti e due) che la frenata combinata terminerà ben prima del simbolo posto sull’asfalto. In pratica: è sempre la migliore. Se possediamo una moto priva di ABS, possiamo approfittare dell’esercitazione per imparare a frenare tenendo le ruote vicino al limite del blocco, che poi è l’istante in cui frenano di più, esattamente come fa il sistema ABS.

Questo genere di test è utile anche quando si hanno dubbi sul funzionamento dell’impianto frenante.

Le moto più recenti sono abbastanza leggere (dipende anche dal tipo) e alcune di esse sono dotate di ABS in versione “classica” (Anti-lock Braking System): il sistema di assistenza alla frenata che evita il blocco degli pneumatici nelle brusche frenate.
Tuttavia molti motociclisti (anche esperti) sostengono che l’ABS nelle motociclette talvolta possa costituire un “problema”, poiché rende difficile il “lasciare andar via la moto” (separarsene) in caso di caduta.
Nel video qua sotto è visibile e ben spiegata (anche se in inglese) la potenziale differenza di reazione in caso di frenata d’emergenza: con e senza ABS.

Personalmente, così come accade nel campo automobilistico, ritengo che un buon pilota sia molto più efficace di qualsiasi sistema elettronico. Tuttavia nessuno nasce “imparato”. Nel video che segue è evidenziato il comportamento su superficie a bassa aderenza.

Un consiglio per i tecnici: il sistema migliore per creare un ABS motociclistico è quello di partire da una taratura “ground Zero”, totalmente diversa da quella per le auto: deve essere reinventata per le motociclette in base al tipo (custom, sport, enduro); ogni tipo di motocicletta è un mondo a se stante. Adattare i sistemi automobilistici potrebbe comportare una notevole perdita di tempo e conseguenti risultati mediocri.

Comunque, i freni in moto vanno usati in modo possibilmente moderato e facendo attenzione a *dove* si frena. L’asfalto, o comunque la strada, che avete sotto le ruote, deve essere sempre tenuta in debita considerazione. Impariamo a farci caso come fosse una parte del nostro corpo: la presenza di sabbia deve ispirare un radicale cambiamento nello stile di guida, istantaneamente.


Utilizziamo tutti e cinque i sensi
per diventare profeti della strada: l’odore di bagnato, per esempio, sta a indicare che l’umidità è alta e/o ci stiamo avvicinando a una zona dove ha piovuto; quando sentiamo freddo potremmo incontrare asfalto ghiacciato, etc. Anche il rumore dei battistrada tassellati (e non) cambia in base all’aderenza.

Quando le condizioni della strada non sono ottimali (in Italia, praticamente sempre, ndr) l’aderenza cala di conseguenza. I sassolini fanno saltellare la ruota in curva; i piccioni/gatti/cani/stegosauri/elefanti morti spiaccicati, la celeberrima buccia di banana (sì, vale anche per le moto), etc. rendono più pericolosa la strada di quanto non lo sia per un’automobile che può sempre contare su altri tre battistrada.

  • Come fare? Altri trucchi?

In genere, oltre al consiglio di frenare sempre con entrambe le pinze, intimo tutti a sfruttare il più possibile il freno motore nelle strade in discesa. Ricordo che in quest’ultima i freni funzionano meno (molto meno). In caso di terreno “incerto” è sempre meglio rallentare prima con il freno motore e talvolta ripartire un po’ più la frenata sul posteriore.

Per la definizione di “freno motore”
vi rimanderei al relativo link. Tuttavia preferisco dare la mia (più) semplice versione. Il freno motore in motocicletta è quell’azione di rallentamento che interessa solo la ruota posteriore e consiste semplicemente nel scalare sequenzialmente le marce (anche solo una) senza poi accelerare. Non equivale a una frenata, ma aiuta nell’impostazione della stessa. La tipica fermata corretta infatti prevede anche lo scalo sequenziale delle marce (non in caso di emergenza).

Attenzione in curva, soprattutto se possedete un monocilindrico (mono) o un bicilindrico (bici): attenzione a rilasciare bruscamente la frizione dopo aver scalato marcia. La leva della “frix” va rilasciata sempre gradualmente, anche se velocemente, pena la perdita dell’assetto sul posteriore (praticamente si finisce a grattugiarsi le chiappe sull’asfalto).

Un buon allenamento “salva vita” sta nell’imparare a rimanere stabili con la ruota posteriore bloccata. L’esercitazione tipica si fa su strada dritta (deserta o privata) bagnata e con lo pneumatico posteriore preferibilmente da cambiare. Si parte e ci si ferma inchiodando la ruota posteriore a tratti, fino a quando non si riesce a fermarsi senza sbilanciarsi. Questo esperimento va fatto a velocità ridotte e solo sotto la supervisione di un motociclista esperto o di un istruttore.

Generalmente, però, il freno principe è quello anteriore. Evitate le frenate in curva: se proprio dovete, usate leggermente entrambi i freni (con maggiore importanza a quello posteriore). I più esperti usano “pinzare” dietro per controllare l’accelerazione in curva, ma non è una pratica che s’impara all’istante: eventualmente, deve venire naturale.

  • Freno sempre a portata di …dito

Molti motociclisti (io compreso) per abitudine, sicurezza e comodità tengono la mano destra sull’acceleratore con il dito indice sulla leva del freno anteriore (nei casi più “estremi” indice e medio). Sappiamo tutti infatti che non serve tutta la mano per agire sulla leva, se così fosse ci sarebbe un serio problema all’impianto frenante.

apritori selvaggi di portiere
Fondamentalmente si tratta di una buona questione di abitudine. Con questo sistema il ritardo di frenata si riduce al minimo. Si rivela utile soprattutto nelle zone trafficate e in città. Prima che le pinze dei freni facciano presa sui dischi e rallentino il mezzo, infatti, il cervello deve trasmettere l’ordine a mano e piede. Durante questo tempo, si continua a viaggiare senza rallentare. Normalmente a una velocità di 80 Km/h prima di iniziare a frenare si percorrono circa 20 metri! (tempo di reazione di circa un secondo) Se il dito è già sul freno i tempi e gli spazi tendono a dimezzarsi.

Mai pinzare, per quanto possibile, con la ruota anteriore in sterzata o in manovra: si rischia di sbilanciarsi e cadere, anche da fermi, anche sull’asfalto in perfette condizioni!

  • Saluto Motociclistico

lo dico soprattutto ai niubbi supergasati e rimbecilliti: se state usando la frizione, siete in curva o non potete muovere in sicurezza la mano …non salutate! Nessuno s’incazza. Si può salutare anche facendo un piccolo cenno con le dita senza staccare le mani dal manubrio.

saluto-moto-motociclista

Sei capace di frenare sul limite di
bloccare le ruote

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