Tragedia a Sepang. Simoncelli perde la vita in un drammatico incidente

Tragedia a Sepang. Simoncelli perde la vita in un drammatico incidente

Autodromo di Sepang, Malesia, 23 Ottobre 2011 ore 10:56 (ora italiana). Una data, un luogo, un’ora che tutti gli appassionati di motociclismo, ma non solo, ricorderanno.Una data che purtroppo è destinata ad entrare nella storia delle corse in moto.  In un tremendo quanto improbabile incidente, Marco Simoncelli da Coriano, 24 anni, pilota Honda ha perso […]

23 Ottobre 2011 - 00:00

Autodromo di Sepang, Malesia, 23 Ottobre 2011 ore 10:56 (ora italiana). Una data, un luogo, un’ora che tutti gli appassionati di motociclismo, ma non solo, ricorderanno.
Una data che purtroppo è destinata ad entrare nella storia delle corse in moto.  In un tremendo quanto improbabile incidente, Marco Simoncelli da Coriano, 24 anni, pilota Honda ha perso la vita.more

La storia della corse in moto purtroppo è funestata di questi tragici eventi, molti i piloti che hanno perso la vita inseguendo il loro meraviglioso sogno, correre… farlo più velocemente di chiunque altro. Sfidare il limite, andando spesso anche oltre, per un unico meraviglioso traguardo… vincere, diventare campioni.

Moderni cavalieri del rischio, angeli su due ruote, molti sono gli aggettivi che si danno ad un pilota, ma tutti azzeccati.

“Un pilota sa che deve dare sempre e comunque il 100% e spesso il 101%” come amava dire il mito Wayne Raney, un altro protagonista sfortunato, che in un triste pomeriggio di Misano nel lontano 1993 ebbe le “ali” spezzate, rimanendo paralizzato dalla vita in giù a causa di una infausta caduta, che pose fine alla carriera del pilota più forte dei primi anni ’90.

In moto si sa, si può morire, lo sanno i comuni appassionati, lo sa chi per mestiere sfida il cronometro sul limite dei 340 km/h. Un destino perverso, insidioso, per chi corre per mestiere. Per essere il migliore bisogna andare veloci, provare a farlo più di chiunque altro al mondo, ma allo stesso tempo, rischiare più di qualsiasi persona al mondo. I piloti questo lo sanno. Sanno convivere con il rischio, sono consapevoli dei pericoli che corrono, ma non ci pensano.  Sono uomini che vivono di sfide, rincorrendo un traguardo con tutta la forza che hanno in corpo, ma… sono uomini appunto, a volte sbagliano… ed a volte pagano il prezzo più alto. Sic sapeva quel che faceva, ma nessuno poteva immaginare che quel simpatico e forte capellone potesse avere un destino così avverso.

Un sogno spezzato, una dinamica assurda che ha portato la sua moto ad andare verso l’interno in caduta in uscita di curva, quando le leggi della fisica e la logica vorrebbero che andasse all’esterno. Così non è stato. E sorte avversa ha voluto che in quell’incidente avesse un posto da “primo spettatore” uno dei suoi più fieri avversari e più grandi amici. Quel Rossi che tante volte ci ha scherzato su, sulla sua simpatia, sul suo aspetto, sul suo essere un po’ matto.  Era l’erede designato (molti dicevano di Sic a ragion veduta) per carattere esuberanza per l’essere personaggio.

Tutto finito, tutto azzerato da una maledetta scivolata con Edwards che nulla ha potuto fare per evitare l’impatto.

Ora si parlerà di disastri dell’elettronica, di corse in moto  pericolose. Tutte sciocchezze. In moto si può morire, si sa, le corse sono pericolose… si sa.  Ma per i piloti, sappiatelo, non c’è modo migliore di onorare la propria vita se non quello di correre,  spingersi al limite, sempre di più sempre più forte ad ogni costo, accettando il rischio… Inseguendo un sogno!

Ciao Sic, ci mancherai! Ti ricorderemo come “il futuro Campione del mondo della MotoGP” (cit.)

 

Commenta con la tua opinione

X