Guard-rail assassini: anche Guido Meda scende in campo

Guard-rail assassini: anche Guido Meda scende in campo

Quella sulle barriere in lamiera è ormai una battaglia, uno scontro sempre più grande tra chi vuol informare, aiutare a cambiare le cose e chi, di contro, si ostina a non voler prendere atto di una questione sempre, costantemente, drammatica: i guard-rail uccidono. Molti motociclisti conoscono, purtroppo, il problema: sono gli utenti della strada più […]

23 Febbraio 2011 - 00:00

Quella sulle barriere in lamiera è ormai una battaglia, uno scontro sempre più grande tra chi vuol informare, aiutare a cambiare le cose e chi, di contro, si ostina a non voler prendere atto di una questione sempre, costantemente, drammatica: i guard-rail uccidono.

Molti motociclisti conoscono, purtroppo, il problema: sono gli utenti della strada più esposti alle conseguenze di eventuali errori di guida. SicurMOTO se ne è già occupato in molte occasioni
, ma informare e diffondere la cultura della sicurezza è un compito che non merita sosta. Finire letteralmente sbranati e affettati da taglienti pezzi di lamiera a bordo strada è il tragico destino di molti, troppi appassionati delle due ruote. Chi se la cava magari lo fa perdendo una gamba, o un braccio. Di fronte a questi dati di fatto classificare come “protezioni” i guard-rail, per lo meno la maggior parte di quelli che arredano le nostre strade, è davvero anacronistico.

Eppure i metodi per cambiare questo stato di fatto ci sono. Rendere “amici” i guard-rail si può.

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Esistono sistemi di nuova concezione, di tipologie differenti, in grado comunque tutti di proteggere il motociclista in caso di impatto. Oltre a ciò è bene ricordare che il problema è sentito anche nel mondo auto: questo nuovo tipo di guard rail, già ampiamente sperimentati (ma non ancora normati a livello UE), è in grado di impedire la possibilità che un’auto, uscendo di strada, possa tranciare i sostegni finendo leteralmente trafitta dalla “protezione” (specie nel caso di un urto contro la cuspide). Evitare, cioè, quello che è successo al pilota di Formula 1 Robert Kubica nell’incidente rallystico di metà febbraio
. A lui è andata bene, ma di fortuna del genere non ce n’è per tutti.

  • Ha cominciato l’AMI

In Italia sono anni che associazioni eccezionali come l’AMI, Associazione Motociclisti Incolumi
, si battono per informare l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. L’impegno è tanto, così come sono tante le iniziative che AMI organizza e patrocina, nell’interesse dei motociclisti e del motociclismo, del presente e del futuro. La speranza è quella che, presto, siano finalmente fissati degli obblighi per i gestori delle strade. Norme che prevedano l’utilizzo esclusivo di guard-rail di nuovo tipo per le nuove realizzazioni e contestualmente impongano la messa in sicurezza delle vecchie barriere con l’installazione di dispositivi aggiuntivi “salva-motociclista“. Anche perchè oggi le normative non ci sono (si ci sta lavorando, anche all’UNI c’è un tavolo tecnico a riguardo) e molti tecnici dei comuni si nascondono dietro questo buco legislativo per non installare questi importanti guard-rail. Speriamo che, sino a quel momento, ci siano sempre più enti e gestori intelligenti e attenti alla sicurezza dei motociclisti.

  • Perchè arrivare addirittura ad obblighi di legge?


Le tecnologie, ad oggi, ci sono, cos’ come le possibilità di utilizzarle. Ad oggi però, febbraio 2011, a dispetto di dichiarazioni e propositi
di enti gestori che fanno ben sperare, di concreto esiste ancora pochissimo. Se questa è la realtà, ben vengano le campagne di sensibilizzazione dell’AMI e ben venga il bellissimo monologo di Guido Meda su Studio Sport XXL del 12 febbraio. Colorito, appassionato e forte, il triste resoconto di Meda disegna un quadro che noi appassionati motociclisti non vorremmo mai vedere: tecnologia anni ’50 tra le strade del ventunesimo secolo, statistiche sugli incidenti poco chiare, pericolo sicuro. Tinte fosche per un paese come il nostro che, per clima e conformazione, è acclamato da molti come “il Nirvana” delle due ruote. SicurMOTO è fatto da motociclisti, in prima linea con l’Associazione Motociclisti Incolumi e assieme a tutti coloro che pretendono un futuro in cui poter correre tranquilli sulle loro amate moto. Un tempo in cui, per usare le parole di Meda, quei “bastardi, subdoli e pericolosi” guard-rail saranno solo un ricordo del passato.

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