Mercato due ruote in calo. Secondo ANCMA servono nuovi (soliti) incentivi
Il mercato delle due ruote continua nella sua corsa al ribasso. Diminuiscono le immatricolazioni anche nel 2011 con forti ribassi che colpiscono indifferentemente dalla cilindrata o tipologia di due ruote.Secondo le ultime stime, nel primo semestre di quest’anno la riduzione, rispetto allo stesso periodo 2010, si assesta ad un poco confortante -21% (mettendo insieme moto […]
Il mercato delle due ruote continua nella sua corsa al ribasso. Diminuiscono le immatricolazioni anche nel 2011 con forti ribassi che colpiscono indifferentemente dalla cilindrata o tipologia di due ruote.
Secondo le ultime stime, nel primo semestre di quest’anno la riduzione, rispetto allo stesso periodo 2010, si assesta ad un poco confortante -21% (mettendo insieme moto e ciclomotori), che tradotto in termini numerici significa la perdita di ben 190.700 pezzi. Le previsioni non sono delle migliori anche per il futuro, dato il perdurare della crisi. Il presidente dell’ANCMA, l’associazione che raggruppa i costruttori di veicoli a due ruote, Corrado Capelli ha così commentato: “Il quadro del mercato italiano delle due ruote si cambia solo con la ripresa della politica degli incentivi, che non e’ assolutamente onerosa per lo Stato, anzi. Nel 2010 l’Erario ha accusato infatti un mancato introito in termini di Iva e tasse di immatricolazione stimabile a circa 100 milioni di euro non rinnovando gli incentivi nella misura espressa nel 2009”.
- Gli incentivi sono la reale soluzione?
A nostro avviso, questo discorso appare quanto meno opinabile. Possibile che in Italia l’unica risorsa per incentivare l’acquisto di un bene siano gli incentivi o le rottamazioni? Sarebbe da sottolineare che gli incentivi hanno un costo per il cittadino che, se da un lato si traduce in un risparmio nell’acquisto del bene (moto in questo caso), dall’altro sono soldi stornati dalla tassazione dai quali lo stato reperisce poi i fondi per le varie campagne di incentivo.
La politica di incentivi crediamo sia ormai satura. Si può considerare un provvedimento temporaneo e di circostanza, ma non farne una regola economica a lungo termine.
Ciò che scoraggia di più l’acquirente di una moto è ben altro che il solo prezzo di acquisto (comunque in molti casi elevato e superiore alla media europea ). Ci sono i costi di gestione sempre più onerosi e spesso ingiustificati, quali i costi dei tagliandi, tassazione sulle immatricolazioni, le assicurazioni dalle tariffe assurde, le revisioni, i prezzi dei carburanti, autovelox “trappola” disseminati in lungo ed in largo, oltre a situazioni precarie quali le strade dissestate con relativi pericoli spesso rappresentati delle barriere protettive. Sono queste le situazioni a cui fare fronte e che ormai da troppo tempo perdurano scoraggiando i molti utenti che più che all’acquisto pensano alla vendita della propria moto (infatti il mercato dell’usato, anche per questo motivo segna costanti aumenti).
Una campagna di incentivi inoltre danneggia chi vuole vendere o permutare la propria moto, con forte deprezzamento del veicolo anche se si tratta di un modello a basso chilometraggio e di recentissima immatricolazione.
Insomma, sarebbe ora di rimboccarsi le maniche ed assumersi qualche rischio per fare qualcosa di realmente concreto se si vuole ridare slancio ad un settore sempre più in crisi.