Gli automobilisti non vedono noi motociclisti, non ci notano, non guidano con abbastanza attenzione, ma questo già lo sapevamo. Quello che forse non si sapeva, anche se fortemente sospettato, è che non ci vedono proprio per niente! Uno studio del 2009 realizzato dall’Università Milano-Bicocca conferma il fatto che i conducenti di auto (e moto) sono […]
Gli automobilisti non vedono noi motociclisti, non ci notano, non guidano con abbastanza attenzione, ma questo già lo sapevamo. Quello che forse non si sapeva, anche se fortemente sospettato, è che non ci vedono proprio per niente!
Uno studio del 2009 realizzato dall’Università Milano-Bicocca conferma il fatto che i conducenti di auto (e moto) sono pressoché delle talpe anche quando sono perfettamente sobri e attenti. Dall’analisi universitaria emerge che un automobilista su tre non rispetta i requisiti minimi di capacità visive imposte dalla legge per poter stare alla guida di un autoveicolo.
Durante le ore notturne, poi, la situazione peggiora drasticamente poiché si perde la naturale capacità di distinguere le forme. L’occhio fatica a percepire tutti i colori della gamma “alta” dal bianco in giù. Uno dei pochi colori che rimane distinguibili è il rosso, motivo per cui i fanalini posteriori dei veicoli sono di questa tinta.
Questa temporanea “invalidità” visiva dovuta al buio si tecnicamente si chiama “scotoma”. Oltre alla perdita di sensibilità al colore e alla parziale incapacità di determinare distanze e velocità c’è l’aumento degli effetti dell’abbagliamento e la riduzione dell’angolo visivo per via dei pochi dati che arrivano dall’occhio al cervello. La mente tende a concentrarsi e focalizzarsi sui particolari piuttosto che mantenere l’attenzione sull’intero panorama (che è la parte utile e indispensabile per carpire i pericoli).
Più si corre e meno si vede
Un fenomeno interessante è direttamente legato alla velocità. Più si viaggia velocemente e più il campo visivo di tutti noi si restringe. Durante il giorno, da fermi, abbiamo (o dovremmo avere) un campo visivo di circa 180°. A 40 Km/h si restringe a 90°, a 90 km/h passa a 50° che a 130 km/h diventano solamente 30°. Tutto quello che sta al di fuori è ignorato dal cervello. Di notte la situazione peggiora ulteriormente e la parte visibile si riduce fino a coincidere con l’area illuminata dai fari. Proprio questo (tra l’altro) ha spinto i costruttori di auto a dotare i veicoli di luci direzionali che si attivano in base ai movimenti dello sterzo. Questi sistemi però funzionano solo a velocità ridotte, anche perché non avrebbero alcun effetto positivo oltre i 40 Km/h.
Le visite “empiriche”
A peggiorare la situazione stradale c’è il fatto concreto che ci sono tanti anziani alla guida. Questo non sarebbe una seccatura se solo gli esami di rinnovo della patente non fossero vere e proprie farse.
Tanto tempo fa, mi recai a fare una visita medica per l’ammissione all’esame pratico per la patente A(3). Sapendo che la situazione dei controlli medici era a dir poco fantozziana, mi presentai alla visita fingendo (vistosamente) di essere praticamente sordo e mezzo cieco. Ebbene: passai l’accertamento urlando al medico che non avevo capito le domande …fissando nel vuoto.
Stessa storia per i 4 anziani che erano lì con me per il rinnovo della patente B. Tutti fermamente convinti di non essere idonei, tutti visitati “empiricamente”, tutti giudicati idonei in base alla “clemenza della corte”.
Le future moto saranno tamarre (?)
Forse, come auspicavo da tempo e come favorivo alla fine di quest’altro articolo
: le future moto usciranno -di serie- già tamarre 🙂
Un progetto denominato “ASV” (Advanced Safe Vehicle), lanciato dal governo giapponese nel lontano 1991, è stato interpretato da Honda in modo (giustamente) innovativo. Il prototipo di scooter “ASV-3” è stato dotato di led ad alta intensità sulle forcelle e su un apposito spoiler superiore. Queste misure aumentano la capacità di percepire correttamente distanza e velocità della moto rispettivamente del 10% e del 20%.
L’importante è distinguersi
Il fattore più importante per diventare e restare visibili è (anche) sepolto nel tamarro che si nasconde in ognuno di noi. 😀
Le motociclette, più che le automobili, hanno bisogno di farsi notare, soprattutto nelle ore notturne. Non si tratta solo di vanità o di “tuning” o “pimpaggio”: è alla base di uno schema mentale banalissimo.
Fondamentalmente il cervello umano, per quanto complesso possa apparire, ragiona secondo schemi naturali che hanno basi comuni a tutti e sono fondamentalmente semplici.
Il “cambiamento” è il pilastro del cogliere l’attenzione. Già ai tempi di H. Ford (noto produttore di auto) fu chiaro che il solo variare dell’intensità dell’illuminazione dei capannoni generava un incremento di produttività dei lavoratori; a prescindere che si trattasse di un aumento o diminuzione della luce stessa.
Una motocicletta dotata di fari specifici
viene notata prima e meglio. L’automobilista si “sveglia” momentaneamente dal suo stato di “trance del conducente disattento” per via del fatto che viene incuriosito dalla diversità della luce.
La polemica e l’obbligo sugli anabbaglianti
Molti avanzano il dubbio che gli anabbaglianti accesi anche di giorno non servono a diminuire gli incidenti stradali. Quest’affermazione a lungo andare –in base alla tesi illustrata fin qui- è parzialmente vera. Inizialmente, infatti, ci sono stati effettivi riscontri positivi. Il tutto però era legato principalmente all’ “effetto novità”. Attualmente, invece, la vista dei fari di un veicolo in arrivo è diventata ormai “normale”, a tal punto che i guidatori commettono nuovamente errori come l’immettersi su strada in spazi ristrettissimi, pur percependo meglio i veicoli in arrivo.
Le statistiche e gli studi effettuati prima e dopo l’attuazione delle norme che impongono di tenere accese le luci anche di giorno, hanno evidenziato risultati contrastanti. In definitiva pare che non vi sia una diminuzione degli incidenti dopo l’attuazione di queste leggi. Tuttavia dobbiamo fare i conti anche con il fatto che tra uno studio e l’altro sono passati anche 10 anni. In un periodo di tempo così ampio la strada ha fatto in tempo a popolarsi di tanti altri guidatori che, facendo numero, influenzano l’esito di analisi a lungo termine. La fiducia nelle nuove tecnologie sulla sicurezza è poi l’altro agente inquinante di tutti gli studi del settore: i nuovi guidatori si fidano troppo dei loro freni e osano (vanno a sbattere) più spesso.
Un consiglio per i produttori
L’ideale sarebbe creare un sistema d’illuminazione dinamico basato sui led. Le motociclette dovrebbero essere dotate di serie d’impianti aggiuntivi, in posizioni non convenzionali, che cambiano colore in modo casuale. La vernice stessa potrebbe essere in grado di carpire l’energia solare per farne uso nell’oscurità della notte. L’allestimento dovrebbe essere subordinato a regole semplici come il non usare luci bianche sulla parte posteriore del veicolo o, per esempio, rosse nella parte anteriore. Gli stessi cerchioni dovrebbero illuminarsi per facilitare la visuale laterale. Anche l’abbigliamento potrebbe sfruttare la luce solare per illuminarsi di notte. A questo proposito Arai ha concepito un casco che dovrebbe già essere disponibile per la vendita e che esprime a pieno il concetto che vado comunicando (vedi qui)
. Anche se purtroppo si tratta di un modello sperimentale a tiratura limitata, quantomeno segna “un inizio” che spero verrà coltivato.