La risposta di Shark ai test di Altroconsumo

La risposta di Shark ai test di Altroconsumo

Una breve premessa:SicurMOTO contesta – nei casi in specie – la provenienza del prodotto da sottoporre a test di sicurezza: i motociclisti generalmente non si recano nel “tal magazzino” a comprare il casco della “tal misura” o “tale cod. lotto”. Piuttosto vanno in negozio, come si fa per le mozzarelle, a chiedere il casco “X” […]

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9 Febbraio 2010 - 00:00

Una breve premessa:
SicurMOTO contesta – nei casi in specie – la provenienza del prodotto da sottoporre a test di sicurezza: i motociclisti generalmente non si recano nel “tal magazzino” a comprare il casco della “tal misura” o “tale cod. lotto”. Piuttosto vanno in negozio, come si fa per le mozzarelle, a chiedere il casco “X” o “Y”, ne provano diversi e poi scelgono in base a vari parametri. Pertanto riteniamo che i test di sicurezza – per poter essere davvero affidabili – debbano essere svolti sui caschi presi casualmente e direttamente dal mercato, senza alcuna regola predeterminata.  (ndr)

Shark, noto produttore di caschi, è stato chiamato in causa nella celebre vicenda dei nodelli “jet” risultati non idonei nei test di sicurezza eseguiti “anonimamente” per conto di Altroconsumo. Ci siamo esaustivamente occupati della faccenda nelle news precedenti (clicca)
.

Oltre a riportare la situazione, ci siamo posti alcuni dubbi sulle incomprensibili motivazioni per cui lo stesso modello di casco (jet, nel caso in specie) possa risultare idoneo e Sicuro per le autorità e non all’altezza, invece, in test  certificati eseguiti successivamente (quelli di Altroconsumo).

Shark ha controrisposto ad Altroconsumo rieseguendo i test di Omologazione e pubblicandone le modalità  e i risultati. Il fatto ci rincuora, sì, ma solo un poco, poiché le nostre perplessità rimangono intatte. Di seguito vi spieghiamo il perché.more

  • La risposta

Riportiamo la risposta di Shark, tramite le parole di Guillaume Origoni, product manager del casco RSJ (la parte sottolineata è quella che ci interessa maggiormente):

“Shark realizza i propri modelli di caschi in modo che possano raggiungere obbiettivi di sicurezza indubbiamente superiori al livello minimo richiesto per una semplice omologazione. “Il modello ‘incriminato’ dai test di Altroconsumo è stato omologato da un laboratorio con competenza europea e, in questi giorni, su richiesta di Shark, i tecnici e gli ingegneri di questo laboratorio stanno effettuando dei prelievi su campioni casuali dallo stock di magazzino del nostro importatore italiano Ber Racing Italy.”

Shark ha inoltre invitato la stampa nei Laboratori Omega, in provincia di Alessandria, lunedì 1 febbraio per assistere a dei crash-test e poter verificare di persona il livello di sicurezza del casco “RSJ”. All’evento è stato invitato anche un rappresentante di  Altroconsumo che però pare aver rifiutato l’invito. (?)

  • Le modalità

Shark RSJ black
Venerdì 29 gennaio sono stati effettuati i test “a porte chiuse”, mentre il 1 febbraio agli stessi test hanno potuto assistere rappresentati della stampa specializzata. I caschi (6 esemplari, tutti di misura “L”) provenivano dal magazzino “Ber Racing” (il distributore italiano ufficiale di Shark) e sono stati prelevati direttamente dai tecnici del Laboratorio Omega. In questa sede il casco Shark modello RSJ ha superato tutte le prove d’urto e di sicurezza previste dalla normativa ECE 22-05.

Il laboratorio che ha eseguito le verifiche è un indipendente, abilitato al rilascio delle Omologazioni, controllato e autorizzato dal Ministero dei Trasporti.

Tutto perfetto quindi? Non proprio… Apprezzabile sicuramente la sollecitudine della Shark nel rispondere alle perplessità del pubblico, ma i conti non tornano comunque, poichè i nostri dubbi non sono né sui laboratori (nè su quelli di Altroconsumo, nè su quelli delle Case Produttrici), né sulle Normative vigenti ai fini dell’ Omologazione. Sono, invece, sulla provenienza dei caschi. I test sono stati eseguiti su caschi prelevati sì da “terzi” (i tecnici di laboratorio), ma direttamente dai magazzini del distributore e non da un negozio qualsiasi. Inoltre erano tutti della stessa taglia “Large” (difficile pensare a un prelievo casuale, come indicato nel comunicato), inoltre le prime verifiche sono state effettuate “a porte chiuse”: come mai?
In sintesi, fino a quando non verranno testati articoli provenienti dagli scaffali dei negozi alla presenza di un incaricato che ne certifichi la provenienza, non potremo fugare il dubbio che si tratti di “modelli campione” o di lotti particolari, realizzati (anche, forse) per superare i test di Sicurezza.

fonte

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La risposta di Shark ai test di Altroconsumo

Ripetono i test di sicurezza sul loro casco RSJ, ma la provenienza non è anonima.

Una breve premessa

SicurMOTO contesta – nei casi in specie – la provenienza del prodotto da sottoporre a test di sicurezza: i motociclisti generalmente non si recano nel “tal magazzino” a comprare il casco della “tal misura” o “tale cod. lotto”: vanno in negozio, come si fa per le mozzarelle, e pertanto riteniamo che i test di sicurezza – per poter essere davvero affidabili – debbano essere svolti sui caschi presi direttamente dal mercato, (ndr)

Shark, noto produttore di caschi, era stato chiamato in causa nella celebre vicenda dei caschi non risultati idonei nei test di sicurezza eseguiti “anonimamente” per conto di Altroconsumo. Ci siamo esaustivamente occupati della faccenda nelle news precedenti (clicca).

Oltre a riportare la situazione, ci siamo posti alcuni dubbi sulle incomprensibili motivazioni per cui lo stesso modello di casco (jet, nel caso in specie) possa risultare idoneo e Sicuro per le autorità e non all’altezza in test certificati eseguiti successivamente (quelli di Altroconsumo).

Shark ha controrisposto ad Altroconsumo rieseguendo i test di Omologazione e pubblicandone le modalità e i risultati. Il fatto ci rincuora un po’, ma solo un poco, poiché le nostre perplessità rimangono intatte. Di seguito vi spieghiamo il perché.

La risposta

Riportiamo la risposta di Shark, tramite le parole di Guillaume Origoni, product manager del casco RSJ: “Shark realizza i propri modelli di caschi in modo che possano raggiungere obbiettivi di sicurezza indubbiamente superiori al livello minimo richiesto per una semplice omologazione. “Il modello ‘incriminato’ dai test di Altroconsumo è stato omologato da un laboratorio con competenza europea e, in questi giorni, su richiesta di Shark, i tecnici e gli ingegneri di questo laboratorio stanno effettuando dei prelievi su campioni casuali dallo stock di magazzino del nostro importatore italiano Ber Racing Italy.”

Shark ha inoltre invitato la stampa nei Laboratori Omega, in provincia di Alessandria, lunedì 1 febbraio, per assistere a dei crash-test, per poter verificare di persona il livello di sicurezza del casco RSJ. All’evento è stato invitato anche un rappresentante di Altroconsumo che però pare aver rifiutato l’invito.

Le modalità

Venerdì 29 gennaio sono stati effettuati i test “a porte chiuse”, mentre il 1 febbraio agli stessi test hanno potuto assistere rappresentati della stampa specializzata. I caschi (6, tutti di misura “L”) provenivano dal magazzino Ber Racing e sono stati prelevati direttamente dai tecnici del laboratorio Omega. In questa sede il casco Shark modello RSJ ha superato tutte le prove d’urto e di sicurezza previste dalla normativa ECE 22-05.

Il laboratorio che ha eseguito le verifiche è un laboratorio indipendente, abilitato al rilascio delle omologazioni, controllato e autorizzato dal Ministero dei Trasporti.

Il nostro dubbio resta

Tutto perfetto quindi? No. I conti non tornano comunque. I nostri dubbi non sono né sui laboratori, né sulle normative. Sono sulla provenienza dei caschi. I test sono stati eseguiti su caschi prelevati sì da “terzi” (i tecnici di laboratorio), ma direttamente dai magazzini del distributore e non da un negozio qualsiasi. Inoltre erano tutti della stessa taglia (Large) e le prime verifiche sono state effettuate “a porte chiuse”: perché mai?

Fino a quando non saranno testati articoli provenienti dagli scaffali dei negozi alla presenza di un notaio che ne certifica la provenienza, non saremo sicuri che si tratti di “modelli campione” o di lotti particolari, realizzati (anche, forse) per superare i test di Sicurezza.

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