I giovani motociclisti sono tutti Orfani

I giovani motociclisti sono tutti Orfani

La fiera del rischio inutile, sotto gli occhi dei genitori, senza che essi se ne rendano conto. Una triste verità che nessuno ha il coraggio di ammettere è rappresentata dall’immensa ignoranza e superficialità della maggioranza dei motociclisti di nuova generazione (e non solo). Nessuno nasce con la capacità di leggere o scrivere, tuttavia si tratta […]

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22 Agosto 2010 - 00:00

La fiera del rischio inutile, sotto gli occhi dei genitori, senza che essi se ne rendano conto.

Una triste verità che nessuno ha il coraggio di ammettere è rappresentata dall’immensa ignoranza e superficialità della maggioranza dei motociclisti di nuova generazione (e non solo). Nessuno nasce con la capacità di leggere o scrivere, tuttavia si tratta di nozioni importantissime per la vita di tutti i giorni. Attraversare la strada prestando attenzione alle auto che sopraggiungono è un insegnamento alla base della cultura umana della sicurezza. Esattamente come lo è indossare un casco integrale o calzare scarpe chiuse per viaggiare in moto/motorino, anche d’estate.

Motociclisticamente parlando, i giovani centauri sono (quasi) tutti orfani. Sono orfani perché nessuno ha avuto la capacità (o le possibilità) di insegnare loro a vivere la moto (o il motorino) in modo sano: a non compiere manovre azzardate, a vestirsi in modo corretto, a sorpassare senza finire schiacciati dalle auto, ad affrontare le situazioni di potenziale pericolo, etc.more

Che vi piaccia o meno – non insegnare a un ragazzino i fondamenti della sicurezza per la guida di una bicicletta/motocicletta (che poi diventa “automobile”) equivale a lasciarlo libero da infante, solo, in mezzo alla città e senza controllo; appostandosi poi per curiosare quanto tempo impiega a farsi eventualmente investire da un’auto.

  • Ignoranza di mamma e papà


L’inesperienza dei genitori si trasforma nel rischio per la vita dei figli
, anche se questa non è sempre -per forza- una colpa. Se pensiamo alle odierne tendenze e possibilità economiche, confrontandole con quelle di qualche tempo fa, scopriamo che la cultura della moto ha un “lag” di qualche tempo. Possedere una motocicletta, infatti, è ridiventata una moda di recente, dopo una pausa di circa una generazione. Il ritorno alle due ruote è stato sicuramente facilitato dal benessere economico e dalla tendenza generale a rimanere “bamboccioni” il più a lungo possibile. Le figure come Valentino Rossi sono state poi l’esempio da seguire per molti. Come imitarlo senza possedere una moto? Impossibile. Nella maggior parte dei casi chi oggi compra il motorino ai figli non ha avuto la moto, non possiede un bagaglio di cultura motociclistica, non conosce i rischi di una moto, non sa guidare una moto… e non gliene frega niente. No, mamme: non serve a niente stare in pena finché il figlio non rientra a casa sano.

La famiglia non è più il centro antropologico della società o è motociclisticamente ignorante. La TV non si occupa di sicurezza o non lo fa nel modo giusto o si dimentica dei centauri. In queste condizioni, come possiamo sperare che il giovane biker si comporti in modo responsabile? Per gentile concessione di una combinazione casuale di connessioni neurali? Ma dai!

NO, la Scuola Guida non insegna a guidare in modo responsabile! (perlomeno non ancora, vedi
recenti modifiche al CdS, ndr)
Non insegna ai vostri figli come salvarsi la pelle!

  • Geneticamente orfani

Nel mondo animale la cultura del rischio è finalizzata a “filtrare” i giovani migliori, lasciando morire i più deboli (o semplicemente sfortunati). Anche noi umani (che sempre animali siamo) viviamo a tutt’oggi confermando involontariamente questa “tradizione genetica”. Le prove di forza e di capacità sono cambiate nella forma, ma non nella sostanza. Pare che per i giovani il rischio sia un vero e proprio rito di iniziazione per poter entrare a far parte del gruppo con “onore”. Una specie di usanza tribale, alla faccia dell’evoluzione.

  • La psiche del giovane biker

I ragazzi di età compresa tra 14 e 18 anni (ma anche 25) non possiedono una corretta percezione del rischio per la propria vita. A loro manca la coscienza necessaria a realizzare mentalmente che un urto a 50 Km/h può uccidere, che tale incidente capita proprio a causa di comportamenti comuni facilmente evitabili e, soprattutto, che questo infortunio può capitare anche a loro. Si sentono sicuri di sé quando sono in sella a rischiare la pelle, veramente!

Nelle combriccole di ragazzini motorizzati è comune sentire frasi come: “Madonna che bravo quello li! Hai visto come impenna?”. La bravura quindi si riduce alla capacità di compiere azioni trasgressive o scellerate. Chi se la sente di andare a spiegargli che l’abilità e il coraggio si misurano in pista e con entrambe le ruote a terra?

Dare il buon esempio quando si guida l’automobile non è abbastanza. Una volta arrivati a 13 anni, i nostri figli non osservano più il nostro comportamento alla guida. Da adolescenti tendono a non considerarci degli esempi da seguire. Il genitore che lascia libertà di decisione al figlio senza prima dare il giusto incipit: sbaglia. Una mente inesperta non può generare comportamenti coscienti che sono il frutto di anni di esperienze tramandate tra appassionati. L’educazione stradale è fondamentale per la sopravvivenza e va’ coltivata sin dalla tenera infanzia.

La mancanza di rispetto per gli altri è poi un fattore che amplifica il rischio per tutti, anche per i pedoni innocenti. Un motociclista incosciente: uccide. Uccide pedoni, automobilisti, ciclisti, altri motociclisti. L’effetto “leva” a questa mattanza è dato dal fatto che, per definizione, il neo-motociclista si sente immortale. Crede che tutti i pericoli non lo riguardino e non gliene importa nulla dei rischi altrui (neanche di quelli per il proprio passeggero).

Non illudiamoci che le ragazze che non vogliono il motorino siano al sicuro: normalmente diventano passeggeri abituali, viaggiando senza protezioni e con caschi di dubbia sicurezza presi in prestito.

  • La frustrazione dei deboli


Alla base del comportamento idiota alla guida di una moto c’è il desiderio di essere accettati dagli altri nascondendo le proprie debolezze
. I ragazzini che si dilettano in pericolose acrobazie sulle moto, sono i più insicuri di tutti. Sentono il bisogno di affermare la propria presenza con una rischiosa prestazione supplementare. Essere spericolati in moto fa sentire “grandi”, migliori, fighi. Il rischio è affrontato perlopiù per farsi notare. In una città completamente deserta (dove nessuno lo guarda) il nostro bulletto preferito si divertirebbe un po’ , per poi finire col rispettare i limiti!
Per farsi notare si sentono costretti a trasgredire alle regole. Tutti gli altri sistemi per far parlare di sé sono troppo impegnativi. Perché mai dovrebbero scrivere un libro, un film o prendere un bel voto a scuola? …troppo difficile, troppo impegnativo. Meglio bruciare un semaforo rosso: se sopravvivono, saranno considerati migliori.

Attenzione: in questo scritto facciamo riferimento quasi esclusivamente ai giovani, tuttavia gli stessi identici concetti sono validissimi con chi ha raggiunto una certa età (40, 50 anni), ma solo anagraficamente. Non è difficile imbattersi in avvocati cinquantenni che corrono sullo scooterone, come fossero dei missili, credendosi immortali.

Fondamentalmente, il problema della poca cultura della sicurezza in moto non è una prerogativa solo attuale. La principale differenza con i tempi che furono è rappresentata dal fatto che oggi si trovano facilmente in vendita bolidi a 2 ruote… e ci sono anche i soldi per comprarli!

  • Soluzioni? (…e consigli per i legislatori)


L’unica soluzione praticabile sarebbe una responsabilizzazione delle Istituzioni e della Società: quindi di ognuno di noi. (certo, facile solo a dirsi, ma continua la lettura). La preparazione alla guida di un’eventuale motocicletta deve iniziare da piccoli, sin dalle scuole elementari. Si deve spiegare ai bambini come essere pedoni, poi ciclisti, poi motociclisti e infine automobilisti responsabili. Ad assolvere questo compito, inizialmente dovrebbero essere i piloti, ex-piloti e altri personaggi famosi (esperti o ammaestrati a dovere), che rappresentano le uniche ugole da cui un giovane moderno accetta consigli.

La formazione sulla Sicurezza Stradale, E’ parte integrante dell’ Educazione dell’individuo in una società civile, meno “accessorio” che studiare altre materie “dell’obbligo”. Se muori a 15 anni sul tuo motorino non ti serve più aver studiato Filosofia e Storia dell’Arte! Indossare un casco deve apparire un’abitudine naturale, non una forzatura
, esattamente come mettere le lenti per chi ha problemi di vista. Naturale, necessario, fondamentale.

Sarebbe utile inoltre cambiare l’attuale metodo di conseguimento della patente A. Non basta tenerla separata da quella delle automobili. Bisognerebbe inserire una figura esperta nelle scuole guida, che porti a conoscenza gli ignari allievi di quali sono le pratiche corrette per viaggiare sicuri. I corsi di questo genere dovrebbero essere obbligatori (la legge a riguardo sta gradualmente cambiando
, ma ancora non basta)
. Molti moderni biker non sanno nemmeno che esistono indumenti protettivi comodi anche d’estate o che non costano una fortuna. Non conoscono i rischi fisici di una banale scivolata. Non sono al corrente delle tecniche per guidare in modo difensivo
.

  • E tutti gli altri?


Chi non ha fatto in tempo a farsi una cultura motociclistica a tutela della propria vita resterebbe escluso dalla soluzione di cui sopra. Per queste persone possiamo solo far leva sugli obblighi. Questa tecnica però è talmente impopolare da essere facilmente scartata dagli stessi ideatori
.

Una possibile soluzione potrebbe consistere nell’ assegnare alla patente A un “rating” esattamente come avviene per il brevetto di volo. Più tempo si passa alla guida e più sarà possibile acquistare motociclette potenti e veloci. Un motociclista“di vecchia data” per quanto incosciente, se è ancora vivo, o è estremamente fortunato, oppure qualcosa nel frattempo l’ha imparata! Purtroppo risulterebbe alquanto difficile il tener traccia del tempo passato alla guida.

Pensiamo anche concretamente a incoraggiare l’uso della pista per i più irrequieti. Abbiamo constatato direttamente che una sola giornata in pista tende poi a smorzare la frenesia della velocità nelle strade comuni. (madri, ragazze, mogli, …a proposito: lasciate che i vostri uomini di divertano e si sfoghino in pista con le dovute protezioni. E’ più sicuro rispetto alle strade della città)

Rifiutiamoci di avallare scuse come “andare in pista costa troppo”: se hai trovato 2/5/12.000 euro per comprare la moto, puoi trovarne qualche decina per sfogarti in un circuito.

  • Associazioni tristemente inefficaci

Un’altra questione critica per la Sicurezza dei giovani motociclisti consiste nel linguaggio utilizzato dalle associazioni che si occupano di sicurezza stradale. Divulgano informazioni corrette e utili, ma in maniera difficilmente comprensibile proprio a chi veramente ne ha più bisogno. In un moderno demotivational, il sottotitolo sarebbe certamente: “Lo stai dicendo nel modo sbagliato”.

Noi pensiamo che esprimersi anche in modo meno tecnico e apparentemente meno forbito, in realtà sia un punto di forza per raggiungere anche i meno attenti.

  • Una lista di raccomandazioni ESSENZIALI per la guida di una moto/motorino
  1. Calzare sempre e comunque scarpe chiuse, possibilmente difficili da scalzare. Mai sandali, infradito, ciabatte, scarpe col tacco, etc. Anche d’estate. Attenzione ai lacci e laccetti: non devono svolazzare.
  2. Indossare sempre pantaloni a gamba lunga, preferibilmente jeans. Evitare gonne o bermuda. Meglio i jeans tecnici (con protezioni). Anche d’estate.
  3. Buttate via i caschi “a scodella”. Il casco ideale è quello integrale. In caso di intolleranza o claustrofobia è concesso retrocedere all’uso di un modello “jet” o modulare.
  4. Una giacca tecnica salva braccia, pelle e articolazioni; anche d’estate. Il tessuto migliore era ed è la pelle.
  5. Usare sempre i guanti in pelle, anche d’estate. Quelli traforati sono più freschi dei guanti in tessuto sintetico estivo.
  6. Altre informazioni sono disponibili nel manuale di guida difensiva

Se sei un genitore e tuo figlio usa il motorino: accertati di aver trasmesso la giusta cultura motociclistica per la sua Sicurezza. Non è mai troppo tardi per iniziare. Non è un delitto aver sbagliato per mancanza di punti di riferimento. Se hai domande o dubbi puoi consultare gli altri argomenti di SicurMOTO.it, scrivere a redazione@sicurmoto.it, o leggere da qualche altra parte. A noi non interessa dove apprendi le informazioni: l’importante è che questo appello non rimanga vano!

 

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