Max Biaggi, un 40enne da invidiare

Max Biaggi, un 40enne da invidiare

Matematicamente campione del mondo Superbike. La gara di domenica 26 settembre 2010 ha segnato un doppio successo per Max Biaggi. Triplo se pensiamo che sin dall’inizio aveva dedicato l’eventuale vittoria alla figlia che compie un anno. Quadruplo se pensiamo che a premiarlo è stata la compagna (Eleonora Pedron). Quintuplo se pensiamo che lei è felicemente […]

26 Settembre 2010 - 00:00

Matematicamente campione del mondo Superbike. La gara di domenica 26 settembre 2010 ha segnato un doppio successo per Max Biaggi. Triplo se pensiamo che sin dall’inizio aveva dedicato l’eventuale vittoria alla figlia che compie un anno. Quadruplo se pensiamo che a premiarlo è stata la compagna (Eleonora Pedron). Quintuplo se pensiamo che lei è felicemente ancora incinta. Ancora di più perché vince su di una moto italiana. Ancora di più perché il titolo è nostro per la prima volta.

Cosa potrebbe volere di più dalla vita? “Niente”, ha appena dichiarato in un intervista.more

Questa storia a lieto fine fa venir voglia di fare qualche parallelismo assurdo. Insomma, a 40 anni quasi compiuti un motociclista qualsiasi litiga con la propria coscienza per evitare di venderla, la moto. Certo, Biaggi è un pilota professionista. Quello è il suo lavoro, ma anche la sua passione. Forse sfogandosi in pista evita anche di mettersi a rischio altrove… e forse qualcuno di noi dovrebbe prendere esempio da lui.


Parliamoci chiaro: non vi diremo mai che la passione per le due ruote non comporta pericoli. Continueremo a dirvi, però, che si può vivere in modo più sicuro. Non limitate il vostro entusiasmo al solo acquisto della motocicletta dal concessionario: ci sono altri passi da compiere per potersi definire Motociclisti con la “M” maiuscola. Innanzi tutto sapere che esiste abbigliamento protettivo
che non costa un capitale. Poi farsi passare la voglia di correre dove non si può. Acquisire esperienza
dai centauri più “anziani” per trasmetterla anche ai propri figli
. Il motociclismo non è la gara con il motociclista che ci affianca al semaforo. Ci sono luoghi più adatti per competere. Il pericolo non è la moto in sé: sta nelle condizioni della strada, nel traffico, nella testa degli automobilisti, nella velocità e nella vostra mente.

Facciamo in modo che non si debba più scegliere tra vita di coppia e moto, tra avere un figlio e moto, tra essere anzianotti e moto. Per molti (veri) motociclisti questi problemi in realtà non sussistono. Sanno bene come limitare i rischi, come proteggersi, come limitare la stanchezza, come fare attenzione alle auto. Gli altri –almeno- sappiano che si può fare, e continueremo a descrivervi come.

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