Revisione delle moto in Europa: come funziona

Revisione delle moto in Europa: come funziona

Come funziona la revisione delle moto in Europa: i termini e gli obblighi del controllo periodico dei veicoli negli altri Paesi europei

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3 Marzo 2021 - 00:00

Ci siamo recentemente occupati della revisione delle moto in Italia (e più specificatamente anche dei ciclomotori), spiegando come, quando e dove dev’essere eseguita. Oggi vediamo invece come funziona la revisione delle moto in Europa, argomento che potrebbe interessare chi è in procinto di trasferirsi all’estero e vuole conoscere le modalità del controllo periodico sul veicolo nel Paese di destinazione.

COME FUNZIONA LA REVISIONE MOTO IN ITALIA

Prima però di pensare all’Europa facciamo un rapidissimo riepilogo sulla procedura della revisione moto in Italia. In base all’articolo 80 comma 3 del Codice della Strada la revisione dei veicoli a motore, tra cui motocicli e ciclomotori, dev’essere effettuata entro 4 anni dalla data di prima immatricolazione (entro il mese in cui è stata rilasciata la carta o il certificato di circolazione) e successivamente ogni 2 anni (entro il mese corrispondente all’ultima revisione). La revisione moto si può fare presso la Motorizzazione civile, le agenzie ACI, i centri di revisione e le officine autorizzate, con costi diversi: 45 euro in Motorizzazione (con tempi d’attesa più lunghi), 65,25 euro nelle sedi ACI e 66,88 euro presso centri e officine autorizzate. Nel 2021 è atteso un aumento di 9,95 euro. Chi circola con la revisione scaduta rischia una multa da 173 a 695 euro.

REVISIONE DELLE MOTO IN EUROPA

La legislazione che regola la revisione delle moto in Europa è piuttosto variegata: ci sono Paesi in cui funziona esattamente come in Italia, altri dove i termini sono diversi e altri ancora, tra cui alcuni ‘insospettabili’ (come la Francia), in cui la revisione non è neppure obbligatoria. Ecco l’elenco:

Austria: revisione dopo 3 anni dalla prima immatricolazione, poi dopo 2 anni e infine ogni anno;

Belgio: no revisione;

Bulgaria: revisione ogni 2 anni;

Croazia: revisione dopo 2 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni anno;

Estonia: revisione dopo 3 anni dalla prima immatricolazione, poi per tre volte ogni 2 anni e infine ogni anno;

Finlandia: no revisione;

Francia: no revisione;

Germania: revisione ogni 2 anni;

Grecia: revisione ogni 2 anni;

Irlanda: no revisione;

Lettonia: revisione ogni 2 anni;

Lituania: revisione dopo 3 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2 anni;

Lussemburgo: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione, poi dopo 2 anni e infine ogni anno;

Montenegro: no revisione;

Paesi Bassi: no revisione;

Polonia: revisione dopo 3 anni dalla prima immatricolazione, poi dopo 2 anni e infine ogni anno;

Portogallo: no revisione;

Regno Unito: revisione dopo 3 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni anno;

Repubblica Ceca: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2 anni;

Romania: revisione ogni 2 anni;

Slovacchia: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2 anni;

Slovenia: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione, poi per due volte ogni 2 anni e infine ogni anno;

Spagna: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2 anni;

Svizzera: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione, poi dopo 3 anni e infine ogni 2 anni;

Ungheria: revisione dopo 4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2 anni.

REVISIONE MOTO IN EUROPA: NOVITÀ DAL 2022?

Le cose potrebbero però cambiare a breve perché, con la Direttiva 2014/45/UE relativa ai controlli tecnici periodici dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, l’Unione Europa ha posto le basi per uniformare i termini della revisione moto in tutti i 27 Paesi membri. Secondo la direttiva europea, infatti, a partire dal 1° gennaio 2022 tutti i veicoli a due o tre ruote (categorie L3e, L4e, L5e e L7e, ossia motocicli, tricicli e quad, con esclusione di ciclomotori e quadricicli leggeri) immatricolati in Europa dovranno essere sottoposti a revisione, con scadenze stabilite da ciascuna nazione, “a meno che le statistiche sulla sicurezza stradale per i 5 anni precedenti dimostrino che lo stesso livello di sicurezza stradale si possa raggiungere con misure alternative”. Seguiranno aggiornamenti, anche tenendo conto della sopravvenuta emergenza Covid.

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