Sei un motociclista? Allora sei automaticamente sconsiderato e non ti interessi degli altri. Mero stereotipo dei comportamenti alla guida o realtà?
Chi guida una due ruote viene spesso tacciato come spericolato, amante del rischio e della velocità. I comportamenti rischiosi alla guida non sono un argomento nuovo e, purtroppo, vengono messi in atto anche in sella a motocicli e ciclomotori. Lo indica il rapporto Roadmap per il miglioramento della sicurezza stradale, redatto da Fundación MAPFRE e l’Associazione Stradale Spagnola, che ha permesso di analizzare un totale di 240 casi di decessi in incidenti moto e motorini e circa 7.000 feriti.
QUALI SONO I COMPORTAMENTI (RISCHIOSI) PIU’ DIFFUSI IN MOTO?
I fattori di rischio che maggiormente vanno a influenzare la messa in atto di comportamenti avventati e aumentano la probabilità di un incidente motociclistico mortale sono:
– Eccesso di velocità (29,3%);
– Consumo di alcol (17,4%);
– Abuso di farmaci (10,2%);
– Non indossare il casco della giusta misura, fissata e regolata correttamente (6% dei decessi nei motociclisti e il 29% in conducenti di motorini);
Un altro dato interessante segnala che 4 conducenti su 10 (il 41%) non utilizza un abbigliamento di sicurezza, ad eccezione del casco, in modo corretto (il 98% dei conducenti di incidenti non indossava alcun indumento riflettente) e che l’uso di altri elementi protettivi, come airbag, giacche con protezioni, guanti e stivali vengono utilizzati maggiormente sulle strade extraurbane (71%) rispetto che in città (25%).
INFORTUNI SU DUE RUOTE: TIPOLOGIA E GRAVITA’
Secondo lo studio la stragrande maggioranza dei defunti in incidenti stradali su due ruote erano uomini (95%) che avevano perso la vita durante il fine settimana (45%). Negli infortuni non mortali, le ferite più frequenti vengono riportate principalmente nel tronco (28%) e nelle gambe (27%). Per quanto riguarda la tipologia e la dinamica, l’indagine indica che la maggior parte degli incidenti mortali sono stati il risultato di un’uscita di strada (41,3%) o un urto frontale-laterale (16,8%). Inoltre, in più della metà degli incidenti con motociclisti deceduti (52%) nessun altro veicolo è stato coinvolto, e quando lo è stato, l’evento si è verificato principalmente a causa del conducente dell’altro veicolo non ha rispettato la regola generica di precedenza (21%) o, distratto, non si è accorto della presenza del motociclista (10%). Nelle aree urbane ci sono più incidenti, ma meno mortali, a differenza delle aree interurbane, dove ci sono meno collisioni, ma con maggiore mortalità.
SICUREZZA STRADALE: SE LA CHIAVE E’ LA FORMAZIONE
Negli ultimi anni il numero di vittime di motocicli e ciclomotori è diminuito più lentamente rispetto a quello dei conducenti di automobili. Il rischio di morire, per ogni chilometro percorso in moto, è 17 volte maggiore che in macchina. Non bastano, dunque, gli interventi a spot pensati fino ad ora. Serve una campagna di sensibilizzazione congiunta che veda
– La creazione di gruppi di lavoro volti analizzare le dinamiche degli incidenti mortali;
– Il miglioramento della formazione di tutti i conducenti, compresi quelli che con la patente B (auto) iniziano a guidare motociclette di piccola cilindrata, i motociclisti professionisti, attraverso corsi di guida sicura in moto;
– Fornire più dotazioni di sicurezza, promuovendo l’alta visibilità, e tecnologia di serie;
– Aumentare la consapevolezza attraverso la formazione pratica di tutti i conducenti (sia moto che automobile o mezzi pesanti) con sessioni specifiche di sensibilizzazione su percezione del rischio e processo decisionale;
– Migliorare le strade con barriere protettive, compatibili con la sicurezza di questi conducenti;
– Rafforzare i controlli del traffico, soprattutto in relazione ai reati che causano il maggior numero di morti: eccesso di velocità e la presenza di alcol e droghe.